I fattori di rischio di aterosclerosi

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I fattori di rischio di aterosclerosi

Ecco un ulteriore focus sui più importanti fattori di rischio di aterosclerosi coronarica.

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  1. Fumo e aterosclerosi

Uno dei più importanti fattori di rischio modificabili è il fumo. (Anche altre forme di tabacco, come il tabacco da fiuto o da masticare, aumentano il rischio). Il rischio che un fumatore sviluppi alcune forme di aterosclerosi come la coronaropatia è direttamente proporzionale al numero di sigarette giornaliere. Il rischio di attacco cardiaco è tre volte superiore negli uomini e sei volte superiore nelle donne che fumano 20 o più sigarette al giorno rispetto ai non fumatori. In caso di rischio elevato di cardiopatie, l’uso di tabacco è particolarmente pericoloso.

L’uso di tabacco riduce il livello del colesterolo totale e legato alle lipoproteine ad alta densità (high-density lipoprotein, HDL), il colesterolo “buono”, e aumenta il livello del colesterolo a bassa densità (low-density lipoprotein, LDL), il colesterolo “cattivo”. Il fumo aumenta il livello di monossido di carbonio nel sangue, che può innalzare il rischio di danno del rivestimento della parete arteriosa. Esso causa il restringimento delle arterie già con lume ridotto, oltre a diminuire la quantità di sangue che raggiunge i tessuti. Inoltre, l’uso del tabacco incrementa la tendenza del sangue a coagularsi (rendendo più viscose le piastrine), aumentando, pertanto, il rischio di arteriopatia periferica (aterosclerosi che interessa arterie diverse da quelle dirette al cuore e al cervello), coronaropatia, ictus e il rischio di ostruzione di un innesto arterioso inserito durante un intervento chirurgico di bypass o intervento chirurgico di bypass in un’arteria ostruita altrove nel corpo.

I soggetti che smettono di fumare presentano solo la metà del rischio di chi continua a fumare, indipendentemente dal numero di anni in cui hanno fumato prima di smettere. L’abolizione del fumo comporta anche una riduzione del rischio di morte, dopo la rivascolarizzazione chirurgica, o da infarto cardiaco, nonché il rischio di malattia e di morte in caso di arteriopatia periferica. I vantaggi derivanti dall’astinenza dal fumo si manifestano immediatamente e aumentano nel tempo.

Anche il fumo passivo (ovvero fumo respirato da un’altra persona che fuma) sembra aumentare il rischio. Deve essere evitato.

  • Livelli di colesterolo

Livelli elevati di colesterolo LDL costituiscono un altro importante fattore di rischio modificabile. Una dieta ricca di grassi saturi (vedere Tipi di grassi) provoca un aumento dei livelli di colesterolo LDL nei soggetti predisposti. I livelli di colesterolo aumentano anche con l’avanzare dell’età e, di norma, sono più elevati negli uomini piuttosto che nelle donne, anche se nelle donne aumentano dopo la menopausa. Anche molte malattie ereditarie determinano elevati livelli di colesterolo o di altri grassi. I soggetti affetti da queste patologie ereditarie possono presentare livelli estremamente alti di colesterolo e (se non trattati) muoiono per coronaropatia in età precoce.

L’abbassamento del colesterolo LDL alto mediante l’impiego di farmaci può ridurre significativamente il rischio di attacco cardiaco, ictus e morte. Sono disponibili molti tipi di farmaci ipolipemizzanti (vedere la tabella Farmaci ipolipemizzanti). Le statine sono quello più comune.

Non tutti i tipi di colesterolo alto aumentano il rischio di aterosclerosi. Un elevato livello di colesterolo HDL (buono) lo riduce.

I valori del colesterolo totale, che comprende il colesterolo LDL, il colesterolo HDL e i trigliceridi, devono essere compresi tra 140 e 200 mg/dl (3,6-5,2 mmol/l). Il rischio d’attacco cardiaco è più che raddoppiato, in caso di colesterolo totale uguale o superiore a 300 mg/dl (7,8 mmol/l). Tale rischio si riduce quando il colesterolo LDL è inferiore ai 130 mg/dl (3,4 mmol/l) e il colesterolo HDL è superiore ai 40 mg/dl (1 mmol/l).

I soggetti ad alto rischio, come quelli diabetici o con cardiopatia aterosclerotica o che hanno subito un attacco cardiaco, un ictus o una chirurgia di bypass, ottengono benefici dalle statine ad alto dosaggio per ridurre il più possibile il livello colesterolo LDL. Tuttavia, il rapporto tra colesterolo HDL e colesterolo totale è un indice più affidabile del rischio rispetto al valore del colesterolo totale o di quello LDL. Il colesterolo HDL deve rappresentare più del 25% del colesterolo totale. Elevati livelli di trigliceridi sono spesso associati a bassi livelli di colesterolo HDL. Tuttavia, l’evidenza suggerisce che un aumento dei soli trigliceridi possa aumentare il rischio di aterosclerosi.

  • Ipertensione arteriosa

L’ipertensione non controllata è un fattore di rischio di attacco cardiaco o ictus, che sono causati dall’aterosclerosi. Il rischio di malattia cardiovascolare inizia ad aumentare quando i livelli di pressione arteriosa sono superiori a 110/75 mm Hg. La riduzione dell’ipertensione arteriosa abbassa chiaramente il rischio. I medici, generalmente, mirano a conseguire valori pressori inferiori a 140/90 mm Hg e spesso inferiori a 130/80 mm Hg in soggetti a rischio di malattia cardiovascolare, come i soggetti con diabete o nefropatia.

  • Diabete mellito

I soggetti con diabete mellito tendono a sviluppare una malattia che interessa le arteriole, come quelle oculari, nervose e renali, determinando perdita della vista, danno ai nervi e insufficienza renale. Chi soffre di diabete tende inoltre a sviluppare aterosclerosi nelle arterie di grosso calibro. L’aterosclerosi tende a svilupparsi in età più giovane e in modo più esteso rispetto ai non diabetici. Il rischio di sviluppare l’aterosclerosi è 2-6 volte maggiore nei soggetti affetti da diabete, specialmente nelle donne. Le donne diabetiche, a differenza di quelle sane, non sono protette dal rischio di aterosclerosi in epoca pre-menopausale. I diabetici presentano lo stesso rischio di morte di chi ha avuto un pregresso attacco cardiaco. L’approccio terapeutico è generalmente volto a tenere sotto attento controllo altri fattori di rischio (come elevati livelli di colesterolo e ipertensione arteriosa).

  • Obesità

L’obesità, soprattutto quella a livello addominale (del tronco), aumenta il rischio di coronaropatie (aterosclerosi delle arterie che portano il sangue al cuore). L’obesità addominale aumenta il rischio degli altri fattori di rischio dell’aterosclerosi: ipertensione, diabete di tipo 2 e alti livelli di colesterolo. La perdita di peso riduce il rischio di tutti questi disturbi.

  • Inattività fisica

Apparentemente la sedentarietà sembra aumentare il rischio di coronaropatia e un’evidenza consistente suggerisce che l’attività fisica regolare, anche di grado moderato, lo riduce e provoca un calo della mortalità. L’attività fisica può anche aiutare a modificare gli altri fattori di rischio di aterosclerosi, riducendo la pressione arteriosa e i livelli di colesterolo, nonché facilitando la perdita di peso e diminuendo l’ insulino-resistenza.

  • Alimentazione

Vi è un’evidenza sostanziale che un consumo regolare di frutta e verdura possa ridurre il rischio di sviluppare coronaropatia. Non è chiaro se il consumo di frutta e verdura rechi beneficio per le sostanze (fitochimici) che questi alimenti contengono oppure se chi mangia molta frutta e verdura consumi anche meno grassi saturi e, più verosimilmente, assuma alimenti ricchi di fibre e vitamine. Tuttavia, i fitochimici detti flavonoidi (nell’uva nera, nel vino rosso, nei tè neri e nelle birre scure) pare svolgano un’azione particolarmente protettiva. Elevate concentrazioni nel vino rosso possono spiegare perché i francesi abbiano un’incidenza relativamente bassa di coronaropatia, anche se consumano più tabacco e grassi rispetto agli americani. Il maggiore contenuto di fibre in certe verdure può ridurre il colesterolo totale e la glicemia nonché i livelli di insulina. In linea generale, gli alimenti ricchi di fitochimici e vitamine sono anche ricchi di fibre.

Il grasso è una parte essenziale della dieta. La tesi secondo cui mangiare meno grassi è importante all’interno di una dieta sana è solo parzialmente valida perché è necessario anche valutare i tipi di grassi consumati. I tipi principali di grassi sono:

  • Grassi saturi e trans
  • Grassi insaturi (polinsaturi e monoinsaturi, vedere Tipi di grassi)

I grassi possono essere molli (o liquidi) o solidi a temperatura ambiente. I grassi molli, come gli oli o alcune margarine, tendono a contenere una maggiore percentuale di grassi polinsaturi e monoinsaturi. I grassi solidi, come burro e grasso alimentare, tendono a contenere una maggiore percentuale di grassi saturi e trans. I grassi saturi e trans causano, con maggiore probabilità, l’aterosclerosi. Pertanto, quando possibile, è opportuno limitare il tenore di grassi saturi e trans nella dieta e scegliere alimenti contenenti grassi monoinsaturi o polinsaturi. I grassi saturi e trans si trovano nelle carni rosse, in molti alimenti di fast-food e cibo spazzatura, nei prodotti caseari interi (come formaggio, burro e crema) e nelle margarine dure. I grassi monoinsaturi si trovano nell’olio di canola e oliva, nelle margarine molli senza grassi trans, nelle noccioline e nelle olive. I grassi polinsaturi si trovano nelle noccioline, nei semi e negli oli. In una dieta sana è essenziale introdurre due tipi di grassi polinsaturi, e più precisamente i grassi omega-3 e omega-6. I grassi omega-3 si trovano nei pesci oleosi, come il salmone, nelle uova con omega-3, nell’olio di canola e nelle noci. I grassi omega-6 si trovano in alcune noccioline e semi e nell’olio di cartamo, di girasole e di mais.

Seguire una dieta sana può contribuire alla riduzione del rischio di aterosclerosi.

  • Assunzione di alcol

Il consumo di una quantità moderata di alcol pare sia associato a un minore rischio di coronaropatia rispetto a un consumo eccessivo o all’assenza completa di alcol nella dieta. L’alcol aumenta i livelli di colesterolo HDL (colesterolo buono) e, inoltre, riduce il rischio di coaguli di sangue e infiammazione, oltre a favorire la protezione dell’organismo dai prodotti di scarto dell’attività cellulare. Tuttavia, il consumo di alcol più che moderato (più di 14 bicchieri alla settimana per gli uomini e più di 9 bicchieri alla settimana per le donne) può causare significativi disturbi di salute e aumentare il rischio di morte. Consumi di alcol superiori devono essere ridotti. Tuttavia, chi non beve alcol non deve iniziare a farlo.

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