Angioplastica o bypass aorto-coronarico?
Qual è il trattamento migliore? Differenze tra intervento cardiochirurgico e intervento mini-invasivo.

Angioplastica coronarica e bypass aorto-coronarico sono due metodi di rivascolarizzazione delle arterie del cuore, che si rendono necessari quando si creano restringimenti (stenosi) all’interno delle arterie coronarie. Il restringimento, non consentendo il regolare fluire del sangue verso i tessuti, impedisce al muscolo cardiaco di ricevere il proprio nutrimento, portando così ad una sofferenza cellulare che se prolungata può esitare in infarto e necrosi (morte delle cellule e del tessuto).
Il by pass è un intervento chirurgico svolto in anestesia generale che permette di “saltare” o, appunto, by-passare l’ostruzione utilizzando vene o una delle due arterie del torace (l’arteria mammaria) che vengono utilizzate come ponte tra l’aorta, fonte di sangue ossigenato, e l’arteria coronaria al di sotto della sua ostruzione. L’intervento necessita di sternotomia, ovvero apertura del torace, e nella maggior parte dei casi di una circolazione extra-corporea in quanto il cuore verrà fermato in maniera reversibile grazie all’utilizzo di una soluzione contenente potassio. Il decorso post operatorio prevede sempre un breve periodo di osservazione in terapia intensiva e almeno 5/6 giorni di degenza ospedaliera.
Dagli anni ‘70 si è sviluppata una tecnica meno invasiva del bypass: l’angioplastica coronarica.
Questa tecnica prevede l’inserimento di un piccolo catetere nell’arteria radiale, quella che parte dal polso, e che viene fatto scorrere verso il cuore fino a giungere al punto in cui si è verificata l’occlusione. Verrà quindi inserito un palloncino microscopico che, gonfiato in corrispondenza del restringimento, consentirà la dilatazione dell’arteria coronaria. Nella quasi totalità dei casi viene inoltre inserito uno stent, una piccola protesi metallica cilindrica che impedisce all’arteria di richiudersi. L’intervento prevede l’esecuzione di un piccolissimo taglio a livello del polso, e viene eseguito in anestesia locale. Il paziente in genere può alzarsi autonomamente dal letto poche ore dopo la procedura, e la dimissione avviene dopo 24-48 ore dall’intervento.
La soluzione migliore fra bypass e angioplastica viene scelta in base alla tipologia di malattia arteriosa. Per quelle più “semplici” viene preferita l’angioplastica, mentre per quadri più complessi i medici specialistici consigliano l’intervento del bypass. Quest’ultimo, ad esempio, è spesso particolarmente indicato in pazienti diabetici con una malattie delle coronarie diffusa. Dopo l’esecuzione della coronarografia, ovvero l’esame che consente di diagnosticare la presenza di un restringimento a livello delle arterie coronarie, un team composto da cardiologo clinico, emodinamista e cardiochirurgo si riunisce per valutare la migliore opzione terapeutica per il paziente.
Dopo un’angioplastica o un bypass coronarico è possibile tornare alla vita normale, con la necesssaria accortezza però di tenere sotto controllo i fattori di rischio vascolare, di rispettare la terapia prevista dal medico specialista e di sottoporsi ai controlli periodici concordati con il proprio cardiologo di fiducia.
Attività fisica, dieta corretta e smettere di fumare sono le prime, necessarie accortezze da prendere dopo qualsiasi intervento alle coronarie. Non abbandonare uno scorretto stile di vita significa rimanere ad altissimo rischio per nuovi eventi, come angina, infarto miocardico o arresto cardiaco. Sia gli stent che i bypass hanno infatti una durata definita nel tempo, che può essere prolungata solamente grazie al controllo dei fattori di rischio e all’assunzione corretta della terapia.
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